La Ditta Oradini Ettore (n. nel 1885)
fu Giuseppe (n. nel 1824) ,registrata come Segheria,andava piuttosto
bene. Era stata fatta sorgere proprio nel posto più adatto di Molina
di Ledro: sulle sponde del piccolo torrente Ponale, emissario del
lago, cosicché l’energia prodotta dall’acqua faceva girare le
pale per segare il legno. I tronchi degli alberi , tagliati nei
boschi di Tione, arrivavano su carri trainati dai buoi, attraversando
la Valle di Storo e quindi costeggiando il lago d’Ampola giungendo
fino a Molina.
A scegliere le piante da tagliare
andava proprio il signor Giuseppe insieme al figlio.
C’era però proprio un grosso
problema. Il legame tagliato ad assi, faceva molta fatica ad
asciugarsi,visto che si sa che in Val di Ledro piove spesso.
Ettore aveva sposato la torbolana Anna
Romani, e per la famiglia era stata costruita una grande villa
signorile sulla strada di Bezzecca-ancora adesso i cancelli verdi che
recintano il giardino portano le sigle di EO.-, e qui nell’11 era
nato il primogenito Bruno.
Nel 12 Giuseppe moriva,quindi dalla
parte del figlio Ettore la grande decisione : trasportare la
Ditta,almeno come deposito,a Riva e precisamente in Viale Cannella
12.
Lì, accanto al magazzino ci abitarono
anche per un pò di tempo, dato che confinante c’era una villetta a
2 piani e loro occuparono quello sopra. E gli affari erano
addirittura aumentati. Perchè il legname adesso poteva essere
caricato sui vagoni della Ferrovia Riva-Mori e poi trasferito su
quella nazionale.
Ma arrivarono i venti di guerra. E la
zona era molto pericolosa. La valle di Ledro, Riva e Torbole erano
siti sugli estremi confini autroungarici. I tedeschi,qui in zona,
avevano già cominciato a costruire i fortini sul Tombio, sul Brione
e sulla Ponale. E così pensarono di far sfollare gli abitanti di
queste zone, perché senza dubbio irredentisti filoitalici ..(,già
nel 1914 avevano chiamato alle armi gli uomini di età compresa dai
18 ai 49 anni,e infatti i trentini richiamati furono circa 80.000,ma
circa 700 trentini scelsero di arruolarsi nell’ Esercito Italiano
come volontari e che furono riuniti nella Legione Trentina, tra
questi anche Ettore Oradini, che attraversando la montagna arrivò a
Salò).
Nella notte del 19 maggio 1915, ci fu
una retata, e portarono via i componenti di una trentina di
famiglie., tra questi anche la signora Anna assieme al piccolo Bruno
di 4 anni.
Destinazione Campo di Internamento di
Katzenau, un paesino austriaco alla periferia di Linz. Dopo esser
stati”ospitati” per 5 giorni nella Rocca di Riva, furono caricati
sul treno e spediti alla meta.
Il Campo di Katzenau (letteralmente ‘
la brughiera dei gatti ‘) era composto da una sessantina di
baracche, ognuna contenente un centinaio di persone-. Gli internati
furono almeno 3000, provenienti oltre che dal Trentino Alto adige
anche dal Friuli,Veneto e Dalmazia, perfino dalla Romania.
Esteso 400 mt in lunghezza e 300 mt in
larghezza, era chiamato anche “il paese di legno”, perché le
baracche erano appunto costruite in legno,appoggiate su un terreno
sottile e arido che ad ogni passo si alzava polveroso e soffocante e
che alle prime piogge si trasformava in uno strato di fango alto
mezzo metro; all‘interno,all’inizio, né letti né coperte. Il
cibo era scarso e inadeguato:1 tazza di caffè cattivo al mattino,una
mezza gavetta di riso o orzo a pranzo,minestra alla sera.
E il fatto che non ci fossero zone
d’ombra, il calore faceva morire soprattutto bambini (i più
avevano meno di 1 anno) e vecchi.-perì infatti il 20% dei
deportati-.
L’internamento finì con il decreto
di amnistia emanato il 2 luglio del 17 dall’imperatore Carlo I°.
Così tornarono a casa a Riva, anche la
signora Annina e Bruno che si portò dietro la tazzina bianca
bordata di roselline con la quale , a Katzenau, si metteva in fila
per ricevere il latte. E qui aspettarono il ritorno dalla guerra del
tenente Ettore Oradini , che infatti avvenne nel novembre del 18.
Nel dicembre del 19, nacque Delia,la
secondogenita. E visto che la famiglia si era allargata,nel 1921,
decisero di comperare la villa sita all’angolo tra Viale Cannella e
Viale Roma, villa a 2 piani con un grande giardino intorno, a cui
diedero il nome di Villa Nina.
Il lavoro della segheria procedeva bene
come sempre, e adesso era il figlio Bruno che andava in Val Rendena a
scegliere personalmente gli alberi da tagliare.
Eravamo verso gli anni 30, e sull’Alto
Garda cominciavano a venire i turisti, soprattutto tedeschi. Ma Riva
non possedeva zone balneari, perché tutto il fronte lago Riva
Torbole era sbarrato dai muretti delle proprietà private, che
confinavano appunto direttamente col lago. Sulla zona di Torbole
invece la situazione era diversa. Il terreno del paese confinava sì
col lago, ma le spiaggette-erano libere. Poteva entrare in acqua
chiunque ne avesse voglia. Solo l’Hotel Lago di Garda, già nel
lontano 1896 aveva creato per i suoi clienti, una zona privata ,
attrezzata con ben 40 cabine, verso la zona della Sega, terreno di
proprietà del signor Giuseppe Nones.
Così gli abitanti del paese
cominciarono a reclamare l'accesso ai bagni anche per sé stessi, e
la cosa fu possibile quando nel 1929 l' Hotel Lago di Garda fu
acquistato dalla famiglia Gianfilippi, che mettendosi d ‘accordo
col Comune permise che i suoi bagni diventassero pubblici.
Ovviamente l'ingresso era a pagamento,
e per l’esauste finanze del comune questa era un’entrata
importante….
E allora il signor Ettore pensò una
cosa.
Si era diffusa la notizia che il Comune
di Torbole stava vendendo i terreni sul lago, in zona La Val, a un
prezzo molto accessibile e allora decise di acquistarne uno, non
molto vasto, in zona Conca d'oro. Magari sulla sua pertinenza
potevano essere costruite delle palafitte con annesse delle cabine
in modo da renderlo uno stabilimento balneare. E così fece. Era il
marzo del 1931.
Nel 1929 era stato costruito il primo
tratto-Torbole Malcesine- della gardesana orientale,e a confine col
lago c’era un muro alto quasi 2 metri. Appoggiate a esso vi eresse
una trentina di gabine in muratura,e davanti delle palafitte di
legno, lunghe un centinaio di metri- che oltrepassavano e si
appoggiavano sul Sasso dei Bimbi-e con una larghezza che si
protendeva verso il lago di almeno 20 metri.
L’inaugurazione ufficiale dei bagni
Oradini avvenne nel maggio del 31e la loro gestione fu affidata a sua
moglie Anna, affiancata da 2 persone quali Attilio e Paolina Fava. La
frequentazione incominciò subito e la clientela, visto il costo del
biglietto di ingresso, era anche molto selezionata. Arrivava gente da
Trento, da Rovereto, e anche un bel po’ di turisti stranieri.
E su una poltrona di vimini, giù verso
la prima cabina,sotto un salice,veniva a sedersi la signora Annina,
che tutti chiamavano Nina. E a lei piaceva molto conversare con i
clienti,soprattutto con quelli tedeschi, perché lei conosceva bene
quella lingua e le piaceva farne sfoggio.
Se la ricordano tutti: vestita con
gonne lunghe di lino bianco, un cappello a tese larghe in testa,
bianco pure quello,e appoggiato alla sedia un bastone con il pomolo
d'argento.-al collo spesso un cannocchiale.-
Lei abitava a Riva,ma andava ai bagni
della conca d’oro-denominati ormai solo La Conca-quasi tutti
giorni. I primi anni, trasportata da una carrozza tirata da un
cavallo che la portava fino alla Piazza degli Alpini. Lì si univa a
un’amica e insieme andavano a mangiare all’albergo Giardino.
dopodichè,lei proseguiva a piedi fino ai suoi bagni.
(Col passare del tempo, la carrozza fu
sostituita dal taxi e quindi dalla corriera di linea,la Valpantena)
L’attività andava bene dunque.
Ma…ma il 1° giugno del 40 arrivarono
i venti di guerra : Mussolini annunciava l’entrata in guerra
dell’Italia a fianco dell’alleato nazista, trovandosi come
impavidi nemici gli inglesi a fianco degli americani. Infatti gli
alleati, il 9 luglio del 43 sbarcarono in Sicilia.....
...e si arrivò alla fine di aprile del
44, precisamente il 26, giorno in cui gli alleati entrarono in
Verona: era dunque il momento di portarsi sul Garda per chiudere la
via di fuga offerta ai tedeschi dalle due gardesane. Su entrambe si
misero in marcia partendo da Lazise il soldati dell'85° e 86°
Reggimento della 10 divisione fanteria da montagna, soldati
statunitensi addestrati apposta sulle Montagne Rocciose del Colorado
– in gergo la DDM o “Mountainers” - assistiti dall'impiego di
DUKW, autocarri anfibi chiamati famigliarmente anche “Anatre” e
naturalmente di carri armati. I militari che avanzavano su quella
occidentale giunsero a Gargnano senza trovare alcuna resistenza;
riuscirono ad entrare anche nella Villa di Mussolini – che due
giorni prima, nella sua fuga verso la Svizzera era stato bloccato e
fucilato- e dormire a turno nel suo letto: e poi proseguirono alla
volta di Riva.
La resistenza tedesca rimaneva invece
tenace sulla Gardesana orientale. Infatti la DDM arrivata a Malcesine
venne informata che le quattro gallerie a Nord verso Torbole erano
state minate. Decisero allora di aggirare le prime due per via acqua
con gli anfibi.
L'operazione andò a buon fine,
sbarcarono e risalirono sulla strada riprendendo l'avanzata fino a
Tempesta. Riuscirono ad occupare in fretta la Galleria di Calcarolle
abbandonata dal nemico restando loro da affrontare solo l'ultima:
quella di Corno di Bò .Dentro c'erano una ventina di soldati
tedeschi di non più di 16 anni gli ultimi chiamati alla leva da
Hitler – venne chiesto loro di arrendersi ma il comandate si
rifiutò: morirono tutti tra le fiamme, sotto il tiro di bombe al
napalm.
La strada era libera: poterono
raggiungere Torbole. Era il primo maggio. Qui nel piccolo golfo
sbarcarono tutti gli anfibi, e i primi carri armati cominciarono a
procedere, utilizzando la passerella della Peschiera, poco a nord del
ponte sul Sarca che era stato distrutto, verso Riva, già sotto il
controllo dei partigiani. I tedeschi ebbero una notte di tempo per
scappare e gli alberghi di Torbole si riempirono di soldati americani
e inglesi a cui non pareva vero di essere capitati in un così bel
posto vacanziero.
Ma le “ferie”durarono poco: dopo 3
mesi furono rimpatriati.
Così i primi di settembre lo
stabilimento balneare Romani-Oradini, che era rimasto dormiente per 5
anni, si presentò in grande spolvero. Le cabine erano state
riverniciate e dato il mordente all 'assito.
Naturalmente i primi ad arrivare
furono i bambini : erano rimasti chiusi in casa per tanto tempo, e
non gli sembrava vero di poter andare a tuffarsi dal pontile.
I genitori li lasciavano lì anche
tutto il giorno-i bagni chiudevano alle 18-perché pericoli non ce
n’erano, e il bagnino Simone era sempre presente e attento che non
si mettessero nei pasticci.
E a metà maggio dell’anno successivo
venne riaperto il piccolo cancello di legno che permetteva l’accesso.
Con la signora Nina sempre di vedetta: spesso attorno a lei, andavano
a sedersi sull’assito i bambini più piccoli, a cui raccontava
qualche storiella.
Ma l’ascoltatrice più fedele era
Milena, chiamata la Nena.: non aveva ancora imparato a nuotare bene e
preferiva stare fuori dall’acqua,sotto l’ombra del salice a
sentire raccontare la signora Nina, che un giorno la mandò a
raccogliere un cestino di fiori del glicine che adornava l'entrata e
le spiegò la ricetta per fare le frittelle, per l’appunto di
glicine, così arrivata a casa la ragazzina si mise subito all’opera
per impastare quei dolcetti che risultarono squisiti.
E nel cuore e nella memoria della Nena,
nonostante l’età, i ricordi di quei tempi sono ancora molto
nitidi.
I bambini del paese in estate si
inventavano i passatempi più fantasiosi. Come andare a raccattare
tutti i cerchietti delle bibite che trovavano e poi con essi formare
i loro nomi,a grandi caratteri, facendo pressione con le mani
sull’asfalto reso molle dal calore del sole. Ma quei tappi però
dovevano essere tolti entro le 18, perché la corriera della
Valpantena, che passava a quell’ora, li avrebbe schiacciati in modo
tale da non riuscire più a estrarli e loro dovevano riutilizzarli il
giorno dopo. Giocavano anche a spesso a nascondino, proprio
all’interno dei bagni,ma la Nena e sua sorella avevano un
nascondiglio speciale: attraversavano la strada e e andavano a
rintanarsi tra i ruderi della casa del pittore Hans Lietzmann,
ubicata proprio sopra il curvone. E lì chi sarebbe mai andato a
cercarle ? dicevano tutti che in quel posto si aggirasse ancora lo
spirito del tedesco.
Oppure capitava che qualche sera
andassero a ballare sulla strada deserta sotto i muretti dell'Hotel
Paradiso,dove il signor Carlo Torboli,molto noto allora per aver
“creato” il vino santo, aveva messo su-per gente di un certo
tenore chiaramente-una sala da ballo,la cui musica si diffondeva fino
al lago.
Era il 46 e in tanti si ricordano
ancora di Amedeo e Antonietta Paroldo. I due bambini abitavano a Riva
ma nelle vacanze estive la famiglia si trasferiva in quel di Torbole,
nella villetta sotto la roccia. I due fratelli venivano portati ai
bagni il mattino e ritirati la sera. Amedeo aveva il vizio di
rimanere in acqua o meglio sott’acqua, per ore e ore e solo il
bagnino Simone riusciva a tirarlo fuori dopo aver sbraitato come un
fuorditesta. Ma non è che Amedeo ci andasse tutti i giorni al bagno.
Perchè il suo passatempo preferito. quando sua madre Flora non lo
vedeva, era andare a trafficare nel bunker dietro casa,abbandonato
dai tedeschi. Dentro c’era ancora un vero arsenale di armi , e lui
si divertiva a far finta di sparare (o sparava sul serio’?!) . Mano
a mano che avanzava la stagione,i bagni si riempivano di stranieri e
la signora Nina sempre a far sfoggio del suo tedesco ! Anzi ! aveva
anche insegnato alla Nena qualche parola in tedesco. Wie ist das
Wasser ? Come è l’ acqua ? Es regnet morghen, Domani piove.
Ubermorgen kommt die Sonne.. Dopodomani viene il sole..Aufwiedersehen
am naechsten Jahr. Arrivederci all'anno prossimo.
Ma il giorno di s. Anna , la signora
Nina non era mai presente sul pontile perché il giorno
del suo onomastico le piaceva portare
la Nena, sua sorella e altre due bimbette in barca-una barca da
pescatore guidata dal vecchio Alfio,- fino a Tempesta. Lì scendevano
sulla spiaggetta dove la signora Nina stendeva la sua tovaglia a
quadri gialli e tirava fuori dal suo cestone uova sode, polenta
fritta,un cartoccio di sgombri, pezzetti di formaggio nostrano ,
pesche,albicocche e fichi.. E questo anniversario lo festeggiò per
tanti anni.
La Nena si ricorda anche di un certo
Michele Toblini, che spesso a cavallo della sua bicicletta prendeva
la rincorsa e saltava giù nell’acqua,bici che poi ricuperava
tirandola su dalla scaletta.
Accadeva anche che nel tardo
pomeriggio, un gruppetto di ragazzini – degli scriteriati impavidi,
-partendo dallo stabilimento della Sega, raggiungessero a nuoto -
500 metri in linea d’aria,- … i Bagni di Torbole e si
arrampicassero su per le assi scorticandosi vivi. Ma poco ci potevano
restare perché l’onnipresente Simone arrivava di corsa a cacciarli
via ( non avevano pagato il biglietto no ?)
La Nena rammenta anche che qualche volta, verso le 6 di sera, ora in cui faceva meno caldo e lo stabilimento chiudeva, si recava a far visita alla signora Nina, il pittore tedesco Hans Lietzman, artista molto famoso in quel tempo nell'Alto Garda.
Arrivava a piedi, vestito con giacca e cravatta e panama bianco da piazza Goethe e andava a sedersi su una poltroncina di plastica accanto al tavolino, dove la padrona dei bagni aveva preparato una bottiglia di vino santo Torboli, bello fresco. Lui tirava fuori il suo sigaro biondo, un Virginia, (procuratosi da Arnaldo tabaccaio di Torbole, suo grande amico, che anzi spesso glielo regalava). Insieme poi ritornavano in paese camminando lungo il lago. Lui l'accompagnava fino al bivio per Nago, dove lei doveva prendere la corriera che la portava a Riva, dopo aver comperato il biglietto al bar Zani.
Era il 48 e in quell’estate la
signora Nina era un po’ nervosa…era sempre attaccata a quel
benedetto cannocchiale a scrutare il lago…Nena, sta passando la
barca di Bruno,,con chi è su ? Capelli biondi o mori ? E la Nena:
biondi Signora Nina, biondi. E allora lei batteva con stizza il
bastone due volte sull'assito. Fu un tormento..:tutti i giorni la
stessa domanda. Finchè un giorno la Nena,che ormai aveva compiuto 12
anni,osò timidamente chiederle il perché. E la signora Nina
lapidaria : perché Bruno è fidanzato con una mora e adesso sta
scorrazzando in giro 'sta biondina, un smorfiosa di 18 anni che viene
da La Spezia…
Sbam.
I giochi erano fatti!
(Infatti Bruno si sposerà con questa
biondina l’anno dopo e insieme avranno 5 figli.).
Le estati passavano e ci passava anche
tanta gente dai Bagni Oradini. Il turismo aveva preso piede, tanti
forestieri arrivavano sull’Alto lago anche in pullman, e così gli
albergatori cominciarono a convenzionarsi con lo stabilimento: sdraio
e cabine comprese nel prezzo.
Lì vicino intanto proseguivano i
lavori per ultimare la Galleria Adige-Garda, lavori iniziati già nel
39, ma interrotti per l'avvento della guerra. Ma dopo il sett 43,
la galleria fu requisita dai tedeschi. Nella primavera del 44, dentro
fu trasferita la produzione della Caproni, che impiegò1300 persone
tra operai e impiegati..La Caproni concentrò la produzione delle
parti più avanzate delle armi naziste, come il Messerschmitt Me263 e
le bombe volanti V1 e il razzoV2 progettato dal Von Braun. Qui fu
anche realizzato un avveniristico mini sommergibile a reazione che
poteva viaggiare alla velocità di 20 nodi alla profondità di 10
metri.I cantieri per le macchine e gli attrezzi erano sistemati in
baracche piazzate sulla strada e arrivava parecchio rumore di là.
Era il 54, e il mio amico Roberto
Bonavera, si ricorda ancora di quando suo papà, dott Mario ,con la
sua topolino blu, portava lui , sua sorella Adler e sua mamma ai
Bagni di Torbole e fu proprio lì che il bagnino Simone gli insegnò
a nuotare..aiutandolo con le corde, non ho capito bene.
E la Nena ? Sì c’era sempre la Nena
e il suo legame con la signora Annina rimase sempre. Lei adesso
frequentava le superiori e i suoi l’avevano “internata”-si fa
per dire-nel Collegio delle Suore dell’Inviolata, che era ubicato
proprio di fronte a Villa Nina: la domenica, la sua amica,quasi zia,
la invitava a pranzo a casa sua : sempre pollo e patate al
forno…molto gradito. Ma l’estate del 55, non vide la Signora
Annina seduta sulla poltrona sotto il salice. Aveva dei seri disturbi
al cuore ed era stata ricoverata in ospedale. Lì, il mattino
presto,dopo aver portato i 3 bambini all’asilo seduti 1 davanti, e
2 dietro sul sellino di una vespa, arrivava a trovarla sua nuora
Liliana, quella famosa biondina che lei non aveva amato molto ma che
adesso adorava-era un’ottima moglie per Bruno,e un ottima madre per
i suoi nipoti-
Morì in fretta. Il suo funerale ebbe
luogo nella Chiesa di S m Assunta a Riva. C’era tantissima gente ma
nell’ultimo banco c’era la Nena, che singhiozzava di nascosto.
….La luce sui bagni Romani-Oradini si
spense.
L'anno dopo furono acquistati dai
signori Dallagnola di Rovereto che avevano comperato il pezzo di
terreno con la pertinenza dei bagni, terreno sopra il quale
avrebbero costruito la gloriosa Conca D’Oro.
Ma i pontili di legno cominciavano ad
aver bisogno di manutenzione e forse non ne valeva la pena. A
Torbole si erano aperte altre spiaggette libere e nello stabilimento
la frequentazione non era più numerosa come ai tempi d’oro.
Videro la fine del loro bel viaggio nel
settembre del 72, quando la provincia requisì tutte le concessioni
demaniali.
Ma il Sasso dei Bimbi è sempre lì
immobile , a guardia dei bei tempi passati.