venerdì 1 novembre 2013
"El Furbo".
"El Furbo".
Arrivò-pare venisse da Ponte Arche - col suo calesse tirato da due cavalli bianchi fino davanti alla chiesa e scese facendo un piccolo salto... Era vestito tutto di nero: pastrano nero con due code lunghe dietro, calzoni stretti neri, guanti neri, scarpe a punta nere, e in testa un cappello nero, pur esso a punta. Era un uomo alto e magrissimo e così agghindato sembrava lo spettro di un corvo. Quando arrivava" El Furbo"-così veniva chiamato dalla gente -... brutto segno: tutti si chiudevano in casa. Avevano paura di lui perché, si diceva, possedesse i poteri del diavolo. Questa volta era stato chiamato dalla madre di Natalina. Ad agili balzi, quasi danzando, percorse tutta la salita fino al borgo di Canale. Entrò in casa dove lo stavano aspettando. Si fece dare una lettera di Alfredo, la buttò nel fuoco, e...tra le fiamme si vide comparire un'immagine... un soldato che camminava a fatica nella neve..."Ecco - sentenziò - suo fratello è ancora vivo".. Natalina se la ricordava bene questa storia, sua madre gliela aveva raccontata tante volte, tante volte...
Natalina scese i gradini della chiesa e cominciò a prendere la direzione di casa. Nonostante l'età, il suo passo era ancora svelto.Prese come al solito il sentiero acciottolato accanto alla strada maestra.Quella era asfaltata e lei odiava camminare sul liscio.Oltrepassò la fontana alta,dove da sposa andava a lavare i panni, oltrepassò anche quella bassa, dove da ragazza aveva visto andare ad abbeverarsi le capre, oltrepassò l'arco di pietra, proseguendo per la via davanti a quelle porte restaurate, che una volta contenevano stalle e ora tavoli e panche, via, che adesso andava restringendosi per poi allagarsi sulla piccola piazza del borgo medievale, contornata tutta da case con finestre e finestrelle e balconi in legno................Non incontrò come al solito anima viva.Sì perché nel borgo Canale di Tenno non ci abitava quasi più nessuno.Lei aveva novantun'anni e da lì non aveva proprio voluto muoversi, quando la provincia le aveva offerto una casa Fanfani all'inizio del paese..Lì era nata, lì aveva vissuto da sposata, ed ora ci rimaneva da nonna, anzi da bisnonna.Le case, fatte di sasso erano state tutte ristrutturate, alcune vendute a gente inglese e tedesca, altre abitate solo d'estate da qualcuno dei vecchi proprietari che voleva stare al fresco. Il borgo si animava e prendeva vita solo le prime due settimane d'agosto, perché la Pro Loco organizzava une serie di cene con menù medievale, cene frequentatissime da centinaia di persone. E allora venivano aperte le stanze di tutte le case e su ogni finestra venivano accese candele bianche... e sulla piazzetta veniva eretto un palco dove si alternavano giocolieri, funamboli,mangiatori di fuoco o narratori di storie...
La casa di Natalina era fra le più in alto, e quando arrivò al portone tirò un sospiro di sollievo: anche quel giorno era riuscita ad andare a messa. Si tolse il cappotto, si mise sulle spalle uno scialle di lana, accese il fuoco nel camino, e prese posto sulla sua vecchia poltrona - era sfondata e il suo rivestimento aveva i buchi, ma guai a proporle di sostituirla con una nuova, perché su quella era solito sedersi suo marito-. Le ossa cominciavano a scaldarsi - aveva poca ciccia addosso - e lei si godeva profondamente quel tepore...e poi le piaceva molto guardare il fuoco..
Fu allora che, guardando quel fuoco, chissà perché le tornò alla mente una storia raccontatale da sua madre tanti anni prima.
Era scoppiata la guerra contro la Germania - anno millenovecentoquindici - ed era partito per il fronte anche suo zio Alfredo, vent'anni. Sue notizie erano solite arrivare ogni due mesi tramite lettera, ma quando nel diciassette di mesi ne passarono sei, sua madre cominciò a preoccuparsi per la sorte del fratello...
E chiamò "El Furbo".
NB: "El Furbo " è una persona che è esistita realmente ed è vero anche il fatto raccontato.
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