Ma no!.arrivammo davanti al grande Hotel..un maestoso palazzo con almeno 100 balconcini dagli scuri azzurri. E lì proprio sull'entrata arrivò un ragazzo in divisa nera che ci chiese le chiavi dell 'auto,(del furgone prego) per andarla a parcheggiare.E lì incominciò la nostra avventura carltoniana. Percorremmo il lungo carpet rosso che portava ai cinque gradini del tempio. Lo chiamo così perchè il tetto d 'entrata poggiava su quattro colonne doriche di marmo bianco., per poi proseguire all'interno con un lungo corridoio il cui soffitto , pure quello poggiava su sei colonne bianche con decorazione corinzia nera.... e in cima finalmente il banco della hall. Si presentò Ettore che masticava qualche parola di francese. Una signorina gentilissima e alquanto belloccia, ci accompagnò al secondo piano(nella parte dietro dell 'Hotel naturalmente).Transitammo per il lungo corridoio e la nostra stanza era proprio l'ultima in fondo. Inserimmo la chiave nella toppa e aprimmo la porta....santa vergine santissima..apparve ai nostri occhi qualcosa che avevamo visto solo sui giornali. Marmo color sabbia per terra, letti con copriletti bianchi attraversati da runner verde salvia,affogati sotto cumuli di cuscini e cuscinetti pure quelli verdi. Tavolini che facevano da comodini,con sopra delle lampade art decò. Una scrivania bianca stile liberty,con poltrone di pelle color cammello sempre in stile francese. Su un lato accanto alla finestra un mobiletto bianco che nascondeva il frigo. Lo aprii: bottigliette mignon di vecchia Romagna,di Cynar, di spumante o champagne,? ,bottigliette di coca cola e pure bottigliette ci cedrata tassoni,spuntini vari sotto vuoto, noccioline,salatini ...Chiusi subito lo sportello e il mio ordine fu perentorio “ che nessuno osi a consumare qualcuna di queste bevande, perchè poi per pagarle dovremo fare un mutuo”.e il bagno ? Il bagno era grande come un salotto. Vasca da bagno appoggiata su piedini, munita di rubinetti color oro, vano doccia per chi l'avesse preferito, una spalliera di legno agganciata al muro( le prime spa ruspanti forse ?!),e tonnellate di asciugamani, grigi questa volta,impilati sopra due sgabelli bianchi. E in un cestino ogni ben di dio : creme da barba,shampoo per il corpo,shampoo per i capelli,creme idratanti,tonici,spazzolini da denti più dentifricio,,piccoli set per unghie, di ago e filo, perfino lucido da scarpe.(bottino che misi velocemente nel mio beauticase,così il giorno successivo, avrei fatto il carico di nuovo ).
Mi guardai in giro bene..ma c'era qualcosa che mancava... non capivo cosa fosse...poi mi sovvenne..il bidet mancava....mancava proprio il bidet... ..Roba da pazzissimi...
Aprimmo le nostre valige-ma quali valigie ? sacche da vela sgangherate-e appendemmo il nostro vestiario nell ' armadio: quattro robe in croce a dir la verità, perchè il guardaroba era composto esclusivamente di cerate, tute stagne, pelose,trapezi, stivaletti di gomma, guanti ,berretti...Sprofondammo sotto le coperte( i letti erano tre),perchè il giorno dopo tutti gli equipaggi dovevano essere al Circolo per le 10.Il mattino dopo,non ci fermammo certo a colazione...perchè a dir la verità nessuno di noi sapeva se questa era compresa nel pernottamento... Comunque nell'attraversare la Hall demmo una cuccata dentro la Salle de petit dejeuner adiacente..sui buffet...tanta roba,..un tripudio di leccornie.
Raggiungemmo il club sul filo del rasoio,ma ci accorgemmo che ci eravamo fatti fretta per niente..infatti la messa in acqua delle barche era prevista per mezzogiorno. Ci ingolfammo con le solite baguettes francesi imbottite di prosciutto, salame e formaggio, oppure con burro e marmellata , uova sode, vaschette di burro salato e di foie gras (che a me fa schifissimo) ,succhi di arancio e cappuccini lunghi come la fame. Seguirono poi le armature della barca e là, vicino alle loro, trovarono i loro “amici di merende”, ossia i loro compagni di regata che ormai si incontravano da anni: i toscani Marco Savelli e Alberto Manfredini, i fratelli marchigiani Babbi, il napoletano Roberto Ferrarese... e fu tutto un battersi sulle spalle, un give me five,”sempre 'sti gardesani in mezzo ai coglioni”...Ehi ragazzi, mettere in assetto una barca non è proprio una cazzata. (io una barca non l'ho mai armata ma ne ho avuto abbastanza quando un paio di volte Ettore mi ha obbligato a fargli da prodiere sul 470..un 'avventura che non auguro a nessuno. Perchè l 'ultima volta in Sardegna, ha voluto portarmi fuori dalla baia, con un vento forza 12. Così la barca si è rovesciata ed il sono finita sotto lo scafo dove son rimasta per mezz'ora, prima che i soccorsi arrivassero..e mi sono pure fatta 2 giorni di ospedale, perchè Ettore per tirarmi su mi aveva afferrato per il gancio del trapezio,scorticandomi viva ).
Si incomincia col mettere in piedi l'albero,fissarlo con drizze e crocette ,inserire come prima cosa lo spinnaker nella tasca di sinistra sottovento.......e poi è tutto un lavoro per mettere in assetto lo scafo inserendo le due vele, e il boma e poi armeggiare con con bozzelli, paranchi, angoli di penna, cunningham.,clamcleat..... ..operazione che dura quasi due ore. La partenza della regata di prova era fissata per mezzogiorno e infatti alle 12 in punto fu issata sulla nave giuria la bandiera della classe..Le barche furono portate verso lo scivolo, cosicchè si riusciva a metterne in acqua almeno 4 tutte insieme. Era una regata di prova,ho detto, affinchè gli equipaggi vedessero dove erano posizionate le boe. Rientrarono dopo 3 ore,giusto in tempo per darsi una slavazzata nelle docce del circolo e quindi prepararsi per la cerimonia d'apertura programmata per le 17.
Infatti sul piazzale era stato eretto un palco, con i pennoni che portavano le bandiere dei vari paesi :germania, spagna, svizzera, gran bretagna, portogallo, olanda e l'italia. Sugli scalini cominciarono a salire i vari capi di rappresentanza di ogni paese con al seguito i rispettivi giornalisti. E qui viene il bello. Io a dir la verità ero lì in veste di inviata speciale per la Rivista nautica Vela e Motore-unico giornale di vela in italia a quel tempo- con tanto di tesserino di giornalista. Era un ruolo che mi aveva affidato l'anno prima il buon direttore Giacomo Garioni, visto che gli mancava un corrispondente in alta Italia e dintorni. E io ero andata lì, sfruttando il passaggio del mio moroso, Ettore per l'appunto. E adesso dovevo salire anch'io su quel palco, per dare il benvenuto ai regatanti italiani. Ma parlando in quale lingua ? Non conoscevo 'na beata mazza né di francese né di inglese. Mi feci coraggio e salii sopra anch'io. E ...visione divina..lì c'era anche Beppe Barnao, il giornalista di vela più preparato in assoluto di regate veliche,che io conoscevo bene. Mi avvicinai a lui e gli dissi “Beppe ti prego dammi una mano” E lui mi rispose “non preoccuparti,devi solo sorridere” E così fu.
Seguì un ricco party, fatto di tartine, chisce di verdure, olive ripiene, insalate di riso, di piselli, ostriche, che io mi guardai bene di assaggiare, perchè quando anni prima ero stata a Parigi,mangiandone qualcuna all 'angolo di una strada, avevo vomitato tutta la notte.
Il giorno dopo dunque le regate vere e e proprie..Erano state programmate 2 prove al giorno. La prima partì alle 9 e la seconda alle 13.Uscii in mare anch'io, salendo su una pilotina messa a disposizione per i giornalisti, Ci piazzammo proprio accanto alla seconda boa,posto dal quale si poteva osservare bene tutto il campo di regata. Fu così anche il giorno successivo,ma la seconda prova finì prima per un improvviso calo di vento.
Fu il mattino di quel sabato però che accadde un fatto increscioso. Francesco era già al timone del suo FD, e aspettava Nonpossodirechi,il suo fido prodiere. Il tempo passava-mancavano 10 minuti alla partenza-ma del compagno nemmeno l'ombra. Trascorsero altri 5 lunghissimi minuti,ma non comparve nessuno. Lo scorsi battere sullo scafo le nocche delle mani,fino a farsi uscire sangue,..quel disgraziato aveva passato la notte in qualche alcova.. Più tardi vidi Francesco assestare un cazzotto sul viso del toscano.. Fu l'ultima volta che lo vidi...proprio l'ultima volta.
Perchè la sera stessa,Nonpossodirechi, si rimise in sella sulla sua Laverda 750,per tornare a Livorno. Aveva cominciato a piovere fitto fitto.
E lui,che era un ragazzo bello tipo Robert Redford in “the way we were”,simpatico, brillante, generoso e impavido, troppo impavido, in una curva sbandò e andò a sbattere contro il guard rail. E da lì non si mosse più...per sempre.
I giochi erano fatti. Si dovevano aspettare le classifiche per scrivere il resoconto..(i fratelli Oradini si erano piazzati 3 -colpa del vento debole- hanno detto-quando loro di solito si allenavano con venti forti...)Mi recai quindi nella sala stampa per buttar giù il pezzo -io portavo sempre con me la mia Olivetti 45- e quindi lo dettai al telefono all'Amsa e alla Gazzetta dello Sport.(Mi sentivo una signora giornalista. Perchè solitamente nei Circoli italiani la linea telefonica era una sola e quindi io dovevo spararmi in una cabina telefonica e buttar giù quintalate di gettoni) Quell'articolo poi sarebbe stato elaborato per pubblicarlo su Vela e Motore per l'appunto, corredato di immagini che avevano fornito i fotografi ufficiali. (anche se di solito le foto me le facevo io con la mia Nikon F1 con annesso un tele da 300mm.F.2,8).
Di acqua n'è passata sotto i ponti, ma al Carlton, io e Ettore ci siamo ritornati per 3 notti. E dal frigorifero abbiamo preso quello che volevamo...
Ps :il tesserino di giornalista l' ho tenuto per 6 anni, fino a che non ho messo su famiglia. Chiaramente non potevo più conciliare bambini e trasferte. Comunque i 60 numeri di Vela e Motore,con sopra ognuno almeno un mio articolo o anche due,tre,quattro, sono posti ancora nell'angolo in basso della mia libreria. Riviste che i miei figli non hanno mai sfogliato perchè a loro,che la madre abbia scritto di vela,non gliene può fregar di meno..